Mese di Eleasias (Solealto)
14 Eleasias 13XX
L'ultima volta
che ho avuto tempo di vergare questo diario è stato solo un paio di
giorni fa, eppure sembra che siano passate poche ore. I cittadini di
Camsys, il borgo che abbiamo liberato dagli schiavisti, ci sono stati
molto riconoscenti ed hanno insistito perché ci fermassimo a banchettare
con loro, sebbene non avessero di che ripagarci. Né io né Arthas,
tuttavia, desideriamo soldi o gloria dalle nostre imprese, ed almeno
questo ci accomuna.
Alexander non sarà un bardo, ma mi ha raccontato di una vecchia leggenda
che forse spiega il motivo di così pochi miei consanguinei in queste
terre, e che egli chiama "il Richiamo". Non si è spinto nei dettagli, ma
secondo tale antica storia, gli elfi in queste terre percepiscono il
desiderio di migrare verso Ovest, richiamati da una forza invisibile che
si manifesta come una strana malinconia. Sarà forse che il nostro
viaggio è proseguito verso Nord piuttosto che in quella direzione, ma
oggi sono stato perfino più taciturno del solito.
Avendo noi detto
che stavamo viaggiando verso la città di Archenbridge, che sorge diverse
miglia in questa direzione lungo il corso del fiume, uno degli abitanti
ci ha pregato, nel nostro cammino, di fermarci presso la città di
Whiteford per recapitare una lettera onde rassicurare i loro parenti
sulla sorte del villaggio e dei suoi abitanti.
Whiteford è una ridente cittadina immersa nel verde, appena a Sud delle
cascate dell'Arkhen, caratterizzata da una modesta rocca che sorge sulla
riva sinistra del fiume. La gente pare vivere tranquilla qui e le
guardie della città sembrano persone in gamba e ligie al loro dovere.
Abbiamo chiesto informazioni ad uno di loro per trovare la casa di
questo Jinnerth cui avevamo accettato di consegnare la lettera ma
essendo giunti poco dopo l'ora di pranzo abbiamo trovato la sua bottega
deserta, quindi ci siamo fatti un giro per la strada principale per
ingannare il tempo.
Certe volte, essere un'avventuriero senza impegni può voler dire godersi
una tranquilla giornata.
Abbiamo visitato la fucina locale, scoprendo che è gestita da diverse
persone (strano per un paese in decisa espansione ma ancora così
piccolo) ed Arthas ha fatto qualche commento stupito sulla presenza di
una giovane donna tra i lavoranti. Pare che da queste parti la cosa non
sia molto comune, o almeno non è così da dove viene lui. Un tizio dal
fisico tozzo e dalla capigliatura castana ci si è presentato per Tupper,
fabbro specializzato nella creazione di piccoli oggetti dai chiodi ai
ferri di cavallo e poi ci ha introdotti ad un uomo calvo e dalla
carnagione decisamente abbronzata che realizza armature. Harris, questo il
suo nome, ci ha spiegato che hanno un contratto con il locale emporio
per tutti i beni di abituale produzione, così siamo tornati verso il
ponte della strada principale con l'intento di adempiere alla nostra
piccola missione, per dedicarci in seguito al resto dell'esplorazione
della città.
Jinnerth si è
rivelato essere un anziano signore con una piccola bottega di sartoria.
Ha fatto i salti di gioia nonostante la sua età che per un umano è di
certo considerevole e, nonostante i desideri miei e di Arthas, ha
insistito per ripagarci con una piccola somma per l'avergli portato la
lettera.
Le venti monete che ci siamo spartiti dubito faticheranno a tornare
nelle sue tasche, perché Alexander ha prenotato un mantello di tela
resistente e subito il mezz'orco ne ha preteso "uno più bello",
pretendendo di voler pagare cinque volte tanto. Sono tutto sommato
consolato dal vedere che c'è una sana rivalità tra di noi, e poi la cosa
ha sollevato qualche risata quando il druido ha affermato che non gli
importa se il suo mantello sarà meno bello, perché ai druidi le cose
semplici piacciono di più, e non sono attaccati alle cose materiali...
quando il mezz'orco, dimostrando un certo spirito d'osservazione, gli ha
fatto notare nel suo comune sgrammaticato che allora avrebbe dovuto
rifiutare i soldi di Jinnerth.
Forse per togliersi di dosso i miei sguardi soddisfatti, Alexander ha
deciso di andare a far visita al tempio di Mielikki che avevamo visto
lungo la strada per andare alla fucina, mentre noi ci siamo accontentati
di una visita alla taverna consigliataci dalla guardia che avevamo
interpellato.
Pare che la Serva
Accogliente sia l'unica locanda di Whiteford, tuttavia se avesse della
concorrenza è improbabile sfigurerebbe al confronto con gli altri
esercizi. L'oste è una persona gentile e la scelta di bevande e cibi è
ampia... purtroppo la stessa gentilezza non la si può riscontrare nella
donna che tiene le chiavi delle camere, una mezz'elfa arrogante, indisponente
e musona, con la pelle chiara e lunghi capelli neri tenuti da una
bandana. Pare che abbia preso tutto il peggio di entrambe le razze, e
ciò mi ha fatto considerare seriamente di trovare un modo per evitare
d'innamorarmi di un'umana... sempre che la cosa sussista. Data la mia riluttanza al dialogo
di quest'oggi, mi sono messo in un angolo
ed ho lasciato che fosse Arthas ad occuparsi di tutto. Abbiamo affittato
due suite da due stanze ciascuna, spendendo sette monete d'oro (sei per
le due suite ed una per la chiave di una delle due, nella quale la
figlia dell'oste ci ha consigliato di rinchiudere i nostri beni di
valore) e poi abbiamo ordinato qualcosa da bere, giusto per non
sembrare scortesi. Arthas ha notato alcune persone interessanti nella
sala ed è andato a far conoscenza con loro, facendo una buona
impressione sul capitano delle guardie, un certo Elmo, e forse pure sui
due ex-avventurieri che governano la città per conto dei signori di
Archendale e che rispondono ai nomi di Rufus e Burne.
L'ostessa scorbutica ci aveva pur avvertito del perché stava guardando
male il menestrello che in quel momento ha avuto la pessima trovata di
iniziare a suonare lo zufolo, ma noi siamo stati tanto stolti da
lasciare che iniziasse a suonare qualcosa. Forse trovarsi un bardo
decente potrebbe essere una priorità per la locanda, poiché questo umano
proprio non ha il senso dell'armonia, o almeno non più di quanta ne
dimostrino i vagiti di un elfo nel primo anno di vita. Il disgraziato
aveva appena finito quella che poteva essere una prima strofa quando s'è
visto sotto i miei occhi attoniti strappare di mano lo zufolo (un bello
strumento intagliato) dal mezz'orco, che l'ha spezzato in due come un
fuscello, piegandolo tra le dita. Quando il bardo ha iniziato a
strillare "Guardie!" a piena voce, ho creduto che saremmo stati tratti
tutti in arresto, ma evidentemente la buona impressione fatta da Arthas
sul capitano della milizia è bastata a dar valore alla garanzia che
impediremo a simili avvenimenti di accadere ancora.
Il mezz'orco ha promesso che cercherà di contenersi ed ha dichiarato che
la prossima volta che gli vorranno uccidere le orecchie lascerà fare.
Questo suo tono polemico difficilmente gioverà alla sua reputazione ma è
a suo modo spassoso.
Dopo questo spiacevole incidente, cui ripareremo quando il bardo si sarà
fatto valutare lo strumento, abbiamo fatto conoscenza con la cuoca e
pettegola ufficiale del paese, una donna un po' fuori forma che si
aggirava tra i tavoli della locanda guardando con interesse le vivande
servite, suscitando una certa ilarità nel mezz'orco ed una vaga
distrazione in Arthas.
Infine, ultima persona degna di nota che abbiamo incontrato, un nano (un
carpentiere, come ci ha orgogliosamente raccontato), è entrato in
locanda a dar termine alle provviste di birra pesante dell'oste, a
giudicare dalla foga con cui si abbeverava. Certo che un po' di boria in
meno e potrebbe essere stato un nano simpatico. Dalle mie parti, abbiamo
insegnato ai nani a tenersi al loro posto, e questo non guasta né a noi
né a loro.
Un altro nano
l'abbiamo incontrato durante la nostra visita al vicino emporio, dove
Arthas ha acquistato uno spadone di dimensioni considerevoli. Ha passato
diverso tempo ad allenarsi per maneggiare simili armi in una sola mano,
in passato, ed è convinto che la cosa si rivelerà utile. Io, per conto
mio, dico che se vuole tirare delle legnate così grosse, gli conviene
lasciar perdere lo scudo e menar fendenti a tutta forza, piuttosto che
cercare di affondare colpi imprecisi a causa del peso dell'arma.
Tuttavia egli pare convinto di quello che fa, mentre io in fondo di armi
di quella dimensione me ne intendo ben poco.
Dicevo invece del nano, questi senza mezzi termini ci ha chiesto se
fossimo interessati a comprare pergamene, cosa che sono tuttora convinto
i nani non siano particolarmente bravi a realizzare, e ci ha invitato
nel suo negozio, dandoci dettagliate istruzioni per raggiungerlo. Se non
altro, almeno quelle loro teste quadre sanno apprezzare la precisione.
Alexander, che
abbiamo trovato al nostro ritorno in locanda, ha detto di essere
tornato dal suo giro al tempio, ma non è sceso in molti dettagli. Solo
pochi minuti fa, prima che mi mettessi a scrivere, s'è lasciato sfuggire
che non ha riconosciuto la chierica locale e che ha commesso una gaffe
dopo l'altra, prima al tempio di Mielikki e poi presso la casa del
druido. Il suo lupo ha ora trovato alloggio e compagnia presso il bosco,
quindi non ci dovremo preoccupare di come farlo accettare qui alla
locanda.
L'ho convinto a raccontarmi dei suoi incontri ed è venuto fuori che il
druido del posto, Jaroo, ha un giovane assistente che lo trova giù di
forma, forse per la vecchiaia o forse per altro... se non fossi sicuro
che Alexander si è lasciato sfuggire qualche frase al riguardo, avremmo
potuto indagare se la cosa fosse vera, ma pare che questo Jaroo sia a
conoscenza dei pensieri del suo assistente ma se ne curi poco. Alexander
si stupiva pure del fatto che il locale taglialegna sia un fedele di
Silvanus. "Certe cose non stanno troppo bene insieme", ha commentato
prima di ficcarsi sotto le coperte.
La cosa
interessante, di cui abbiamo notizia sia dalla discussione di Alexander
con la sacerdotessa che dalle parole di Elmo, è la storia passata di
questo paese all'apparenza poco significativo.
Poco più di venticinque anni or sono, gli abitanti di una città chiamata
Nulb diedero inizio alla costruzione di un tempietto, una cappella,
fuori dalla loro città. Nulb era all'epoca abitata da diversi individui
poco raccomandabili, tra cui si narra vi fossero anche delle creature
non-umanoidi e presto venne loro l'idea di ingrandire le loro ambizioni
e di costruire un imponente tempio anziché un semplice santuario di
modeste dimensioni... Il luogo fu quello che i libri di storia e le
canzoni dei bardi chiamano "il Tempio del Male Elementale", dove si
annidava una tale concentrazione di malvagità da convincere i cittadini
del Cormyr e di diverse delle Valli a darvi attacco.
Le forze del male furono respinte ma non sconfitte, a quanto pare, e
soli quindici anni fa le forze del male vennero nuovamente ricacciate,
stavolta da dei semplici avventurieri, con l'aiuto di alcuni degli
abitanti di Whiteford. Elmo ha affermato che di tanto in tanto si reca
al Tempio ed in un luogo che ha chiamato "il maniero" a controllare che
i cultisti non siano ritornati, ma se si eccettuano le bande di
hobgoblin che si sono radunate nei complessi del Tempio e che la milizia
ha ricacciato lontano da Whiteford tante volte da convincerli a
restasene distanti, tutto è tranquillo.
Lasciati me ed il
druido alle nostre faccende ed ai preparativi per la notte, Arthas ci ha
annunciato che, prima di cena, sarebbe andato a far visita alla taverna
di Terrigan, che qualche avventore ha nominato durante il parapiglia
dello zufolo con frasi molto sul genere: "Ehi, qui non siamo mica da
Terrigan!".
Sebbene Arthas si sia portato appresso il mezz'orco, ho temuto che la
nostra collaborazione sarebbe andata incontro ad una fine prematura,
pare tuttavia che prima del tramonto la bettola non sia molto
frequentata e che in ogni caso il taverniere sia una persona per bene.
All'interno, mi ha raccontato il paladino, ha incontrato solo tre
avventori ed uno, sotto l'apparente scorza di ubriachezza molesta, ha
rivelato una difficile fede in Torm, la stessa divinità venerata da
Arthas. I due si sono intrattenuti a parlare mentre il mezz'orco si
beveva birre alla mia salute, ed è saltato fuori che Torm gli ha fatto
vedere luoghi intrisi di malvagità e magia dove invece ha scoperto
esserci solo la sparuta banda di hobgoblin che infesta il Tempio in
rovina. Desolato dalla fallacia della propria visione, credo costui
trovi sempre più difficile credere con la stessa fede di prima, cosa che
giustificherebbe la sua dedizione al bere.
Pare, dalle parole di Arthas, che qui ci siano diverse mezz'elfe, poiché
un'altra, una donna dei boschi dedita alla caccia di animali selvatici e
bestie pericolose (pare che abbia ucciso troll, worg e forse una
manticora senza chiedere ricompense) era presente in taverna a quell'ora.
Arthas ha concluso la visita invitando il confratello a farci visita
alla Serva Accogliente se volesse fare un nuovo giro al Tempio, che ora
siamo piuttosto curiosi di vedere con i nostri occhi.
Come ultima cosa,
i due hanno provveduto a fare una capatina alla fortezza nella speranza
di poter chiedere un impegno (anche temporaneo, purché ci impieghi
almeno i due giorni che ci vorranno per avere fatti i mantelli che
abbiamo richiesto) ad Elmo. Tuttavia il posto è interdetto ai civili e
per parlare con il capo delle guardie hanno dovuto attendere di
incrociarlo per la strada. Pare che non sia interessato agli hobgoblin
che reputa troppo distanti, ma sarà grato a chiunque se ne vorrà
occupare, quindi probabilmente faremo visita al Tempio già nei prossimi
giorni.
Sulla strada per la fortezza di Rufus e Burne, i miei compagni di
viaggio hanno avuto pure occasione di vedere il locale mulino. Hanno
salutato dei lavoranti che si affaccendavano nonostante iniziasse ad
annottare e questi han detto loro che il lavoro è più del previsto in
quanto il proprietario del mulino è uscito di città per affari. Se
stasera a cena vedrò entrare due tizi bianchi di farina e piuttosto di
fretta, almeno saprò di chi si tratta.
Tra i soldi
consegnatici dal vecchio Jinnerth, le armature vendute e tutto il resto,
s'è mosso diverso denaro nelle nostre casse... vediamo di fare un po' i
conti...
Abbiam venduto
all'emporio:
-tredici pugnali.
-cinque spade lunghe.
-tre balestre leggere.
-due alabarde.
-dieci armature di cuoio.
-tre armature di cuoio borchiato.
per un totale di 200 monete d'oro e 5 d'argento, che van sommate alle 20 ricevute da
Jinnerth. Da notare come il padrone dell'emporio non abbia fatto domande
su tutto questo ben di Waukeen che avevamo da vendere.
Abbiamo speso:
-sette monete d'oro per le camere
-tre monete d'oro per i mantelli
-tre monete d'argento e quattro di rame in bevande
-cinquanta monete d'oro per lo spadone
Abbiamo quindi
con noi:
-un
pugnale di fattura perfetta.
-una spada ad una mano e mezza.
-un'ascia bipenne magica con inciso il nome Black Fire. Arthas
insiste per non volersene separare. Sono convinto che quell'artefatto
abbia una cattiva influenza su di lui e sono preoccupato non poco.
-due balestre leggere.
-due pergamene di Dardo Incantato, ed un libro degli incantesimi.
Ragnatela e Freccia Acida di Melf mancavano al mio repertorio. Peccato
che la terza pergamena sia stata sprecata così, magari era qualcosa di
interessante.
-quattrocentosettantadue monete d'oro, trentatré d'argento,
nove di rame.
Non sto tenendo
il conto delle munizioni.
OFF//:
comunicazione di servizio, i PG mi comunichino se ci sono beni tra
quelli che avevano in inventario e che ho considerato venduti che
intendono tenere o beni che ho considerato tenuti che volevano vendere.
Per stvolta mi son limitato a fare i due mucchi io, dalla prossima volta
i beni si vendono uno per uno
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